In ascolto della parola

Domenica 31 Maggio - Solennità di Pentecoste

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,20-25)

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Commento

"Soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito."

Sembra esser tutta una questione di RESPIRO, questo “soffio” che ci raggiunge fin nell’intimo, anche quando possiamo essere distratti o non ne siamo consapevoli,  anche quando deve vincere una resistenza…noi stessi.

Alla nostra nascita è un pianto che fa dilatare i polmoni rimasti chiusi nove mesi mentre eravamo custoditi nel grembo di nostra madre, permettendo il passaggio della "prima boccata d’aria". È il primo gemito di annunzio della vita che nasce. E da quel giorno, fino all’istante in cui riapriremo gli occhi dinanzi a Dio, respirare sarà l’azione che compiremo in ogni attimo della quotidianità, sia che piangiamo di gioia o di dolore; anche quando lo spettacolo di un paesaggio o di un evento sembra mozzarci il fiato, anche quando un’emozione sembra travolgerci. Il respiro, anche quello più silente e nascosto, dice che siamo vivi.

Lo stesso fu alla Creazione, momento in cui quel "soffio" (ruah) alitato da Dio, quasi fosse un bacio d’amore, ha reso "il fagotto" della nostra umanità impastata di terra e di cielo, un essere vivente reso a Sua immagine e somiglianza.

Cosa sarà stato per Maria sentire il primo pianto di Gesù dopo averlo dato alla luce? E cosa sarà stato per Lei stare sotto quella Croce di morte e sentire Suo Figlio consegnare il Suo ultimo respiro, l’ultimo bacio della vita che si spegne, come l’ultimo Suo Dono alla nostra vita attonita e smarrita? Mentre accoglievano "l’Ospite dolce dell’anima", cosa sarà stato per i discepoli vedere Gesù, finalmente Risorto, “sottratto ai loro occhi”? Forse saranno rimasti per un attimo senza fiato, ma non senza quel soffio.

Il Suo Respiro, seppur a loro insaputa, ha abitato da sempre i loro cuori, la loro vita, la loro speranza e i loro desideri. Anche nella paura e nel disorientamento del Suo apparente abbandono, quel soffio ha custodito le loro vite e le ha spinte "a vele spiegate" all’annuncio del Vangelo nel mondo intero.

Era proprio necessaria una nuova creazione per vincere le porta chiuse dalle paure e dalle insicurezze, da quella sottile tentazione per la quale ‘non vedere’ equivale a dubitare che tutto ciò in cui si è creduto fino ad allora non sia vero o non esista.

Anche nei nostri vissuti e nei modi di affrontare la vita ci possono essere talvolta porte sprangate da timori nei quali ci rinchiudiamo, distanziandoci dalla relazione con l’altro e talvolta anche con Dio stesso, una distanza che in questo caso, a differenza di quella sociale a cui siamo costretti in questo tempo del coronavirus, non fa bene a nessuno.

È il momento in cui la nostra preghiera si fa più vera e profonda: vieni Signore, entra anche se sono chiuse le porte della nostra vita e della storia, stai in mezzo alle nostre contraddizioni e alle tensioni che agitano le nostre ricerche di verità  e soffia, soffia di nuovo e sempre, come dalla Creazione il Tuo Spirito non smette di fare sull’umanità e l’universo intero.

Venga il Tuo Santo Spirito che da sempre aleggia sulle acque della nostra vita: si compia la Tua promessa di essere con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo, e sarà anche per noi, come per i discepoli, gioia piena!

Commento a Cura delle Sorelle Povere di S. Chiara del monastero di S. Luigi di Bisceglie