In ascolto della parola

Domenica 21 febbraio - I Domenica di Quaresima(B)

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,12-15)

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Commento

Quanta acqua nelle letture! Così come la sua mancanza nel deserto... Acqua di rinascita, che con le sue goccioline abbracciata alla luce danza, fa ogni volta un ballo coi nuovi raggi, creando l'arcobaleno: nel linguaggio di Genesi parrebbe l’arco da guerra di Dio, arco di luce, che Egli depone per sempre, per promettere in eterno solo amore e fedeltà. Il deserto a sua volta è ciò che prende il posto dell’Eden in questo linguaggio per immagini. Sta a simboleggiare l’uomo stesso, che si è disgiunto da Dio. Terra di per sé feconda e capace di cose divine è l’uomo, che però, privata dell’acqua, della Rugiada dello Spirito, langue e soffre lontana da Dio. L’uomo rifiuta la sua natura debole, l’essere bisognoso del suo legame vitale col Padre, vuole essere il creatore di se stesso, ritiene di potersi dare da solo l’acqua per vivere, per portare frutto, per gioire. E così diventa come il deserto della Terra Promessa: una terra capace di tanti frutti, ma che non ha acqua, separata dal Cielo. Gesù che per prima cosa “resta” nel deserto, ad essere provato nella sua debolezza vissuta fino in fondo, ci fa capire che prima di rivelarci il Padre, prima di parlare al nostro cuore, egli è venuto a condividere la nostra debolezza, con fedeltà e amore. A farci sapere che non saremo mai più soli. Che non siamo sbagliati, che la nostra fragilità non è da superare, ma il luogo dove si sperimenta l’Amore! È da deboli che si riceve tutto. E se viviamo la consapevolezza e la responsabilità di essere deboli, restiamo liberi. Gli antichi racconti delle tentazioni di Gesù riassumono la grande tentazione cui fu sottoposto per tutta la sua vita: quella della scorciatoia, di evitare, di aggirare col suo potere divino la fatica, il dramma di essere limitati, impotenti, di essere compiutamente e completamente umani. Gesù, che a differenza nostra può evitare ogni tribolazione col suo potere, ci mostra invece la gioia di essere deboli, di dipendere da Dio senza vergogna. È venuto a condividere, a prendermi per mano! Questa sì che è la Bella Notizia, il “Vangelo di Dio” che Cristo mi porta! “Il tuo tempo è adesso pieno di cose divine, io sono vicino. Prendi la mia mano! Convértiti, cioè vòltati, gìrati, fatti guardare. Non darmi più le spalle. E fìdati di questa Bella Notizia”. Sì, perché la distanza più grande tra due persone non è l'odio o i km. La distanza più grande è quando ci si dà le spalle, quando non ci si vuole più guardare in volto, e non si sostiene più lo sguardo, anche se si è vicini. Ma di questi Occhi qui c'è bisogno, in questi c'è la Vita.

Buona domenica del Dipendere dall’Amore

Commento a cura di Fra Amedeo Ricco