In ascolto della parola

Domenica 2 Luglio

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,37-42)

Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Commento

Chi non prende la croce non è degno di me. Tantissime volte nella vita abbiamo sentito pronunciare questa espressine “ognuno deve portare la sua croce”, in riferimento a situazioni familiari spiacevoli o di salute. Personalmente credo che non ci sia espressione più anti cristiana di questa, se interpretata in questa chiave di lettura e in modo strettamente letterario. Oltre a questa espressione, il Vangelo di questa domenica fin dai primi versetti presenta altre espressioni che se interpretate letteralmente possono essere fuorvianti: “Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me”. Oggi il Signore, non ci sta invitando a mettere da parte padre, madre, fratelli e sorelle, a non aiutarli ad affrontare un’emergenza particolare per mettere Lui al primo posto, magari partecipando a qualche processione, ma vuole aiutarci a riordinare le nostre relazioni. Tutto ciò è possibile nella misura in cui al primo posto mettiamo la relazione con Dio: se la nostra relazione con Dio è ordinata e guida i nostri passi, di conseguenza anche tutte le altre relazioni, a partire da quelle familiari – e non escludendo quelle familiari – si svilupperanno in modo ordinato secondo una prospettiva evangelica. Certo la chiave di lettura del brano odierno la troviamo proprio nel segno della croce, intesa però non come difficoltà della vita da sopportare per l’espiazione dei peccati, ma come vita da spendere nell’amore, fino alla fine, per i nostri fratelli e sorelle in Cristo, a partire proprio dai nostri familiari. Infatti Gesù nelle ultime battute che oggi rivolge agli apostoli afferma: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”. La verità è che ci dimentichiamo toppo spesso che i “piccoli”, ovvero i poveri, i lontani, a cui oggi fa riferimento Gesù, spesso vivono sotto il nostro stesso tetto. Non dimentichiamoci mai che la povertà ha tanti volti.

Commento a cura di Fra Marco Valletta OFM